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Quando il cuore capisce

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27 Nov

Quando il cuore capisce

In primavera ho presentato un libro che avrei voluto che tutti leggessero. Si tratta di Lo capisce anche un bambino di Mattia Zecca, in cui l’autore ci racconta come è diventato papà di due desideratissimi bambini insieme al suo compagno. E grazie alle donne che negli Usa, per legge, possono intraprendere la gestazione per altri. E di come però, questa famiglia nata dall’amore, dalla volontà, dalla dedizione e, immagino, anche dall’investimento economico, cioè dal mettere lì i propri risparmi, dal farsi fare prestiti, in Italia non sia considerata tale. Ogni bambino ha il suo papà biologico e i quattro risultano essere dei “semplici” conviventi! Esiste nei fatti ma non la si vuole vedere come tale!
Sono sempre stata grata perché con mio marito abbiamo avuto due figlie con estrema facilità. Quando le abbiamo desiderate sono arrivate e questa fortuna ci ha risparmiato le fatiche e i dolori di molti genitori.
Ma ci sono persone la cui fatica di raggiungere qualcosa a cui tengono infinitamente si traduce nell’espressione di una ricchezza di motivi e in un tale affinamento di anima da lasciare sbalorditi.
Leggere il libro di Mattia Zecca mi aveva svelato una ricchezza di sentimenti che non avevo dovuto sperimentare ma che avevo sentito essere lì, subliminali, che avevo riconosciuto esserci in potenza. Si erano accesi dei recettori che erano rimasti potenziali, dei captatori di sentimenti, come una specie di terminali liberi pronti a muoversi in risonanza con un’esperienza diversa dalla mia. Avevo rivissuto le mie esperienze arricchendole, potenziandole, riconoscendo in esse, seppure sotto traccia, quella forza generatrice e caparbia che nel racconto dell’autore è così viva e sfolgorante.
La costruzione del libro ci accompagna anche in un andirivieni tra l’esperienza di essere stato figlio nel passato e di essere genitore nel presente. Perché può darsi che non tutti siamo genitori ma certamente siamo stati e siamo tutti figli.
Diventare genitori ci riconnette inevitabilmente con le nostre esperienze di quando e quanto siamo stati amati, educati, capiti, visti, ascoltati. E quando e quanto non lo siamo stati. Eppure, nel nostro diventare genitori compiamo un atto di fiducia, che ci immette in un flusso, che trasforma anche la nostra storia personale di figli mentre ne generiamo una nuova e – come tutti vorremmo – migliore, come genitori.
Avevo conosciuto Mattia ad una presentazione a Milano a cui ero andata con mio marito e la mia figlia minore. Questa primavera mia figlia aveva voluto partecipare di nuovo, nonostante il viaggio da Milano non fosse agevole, soprattutto dopo una giornata di lavoro, perché aveva piacere di esserci nella mia vita.
Quello che non avevo messo in conto era che sarebbe venuta anche mia mamma. Che non avevo invitato, pensando non le interessasse il tema. Invece anche lei aveva voluto esserci e alla fine della presentazione aveva comprato il libro e ottenuto la sua meritata dedica.
In quella serata, a parlare e ad ascoltare di desiderio di generare e delle diverse genitorialità c’era una discendenza che si guardava e si riconosceva, perché, come dice Mattia nelle sue dediche, l’amore genera altro amore.

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